GAETANO MARTINEZ
l'uomo e lo scultore - opere

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Documentazione grafica dalla pubblicazione:

 

 

 "GAETANO MARTINEZ, Scritti e disegni" di Marisa Fortuzzi - Valeria De Vitis

 

R&R  Editrice

 

(volume presentato in occasione della mostra :"Gaetano Martinez, scritti e disegni" - Palazzo della Cultura, Galatina, 15 dicembre 2001- 30 gennaio 2002)

 

 

 

 

Gaetano Martinez a Roma, 1939

 

PREFAZIONE

di Marisa Fortuzzi

 

La produzione grafica lasciata da Gaetano Martinez è ricca di centinaia di opere, tanti disegni dal tratto inconfondibile, immagini forti ed essenziali descritte con apparente semplicità. Martinez disegnava di continuo, su qualunque foglio di carta avesse a portata di mano. In un attimo, con un gesto sicuro, tracciava la sagoma di una popolana, di una ballerina, di un giocoliere; disegnava un volto, il ritratto di chi in quel momento gli era vicino, oppure di qualcuno di cui ricordava la fisionomia fino a rivelarne il dettaglio più segreto. Opere che Martinez non considerava" figli minori", infatti egli scrive: - Diranno forse i pitto­ri:" ... però Ie sculture sono belle! "Diranno forse gli scultori:" ... però i disegni sono interessanti !" -

Ma quella che può rivelarsi una sorpresa nella sorpresa, per chi ha l'opportunità di ammirare i disegni di Martinez, è che alcuni di essi sono accompagnati da scritti che attirano l'attenzione di chiunque voglia approfondire la conoscenza delIa personalità davvero complessa dell'artista. La combinazione di questi due elementi, disegno e scritto, rende questi fogli assolutamente singolari: non sono disegni, come tanti e bellissimi se ne possono ammirare nella medesima collezione privata, non rappresentano un diario, dal momento che tali scritti si riferiscono solo a brevi periodi della vita dello scultore. E un interessantissimo connubio tra disegni e pensieri inediti dell'artista, che si esprime con la massima spontaneità. E in alcuni di essi è come se la matita dal disegno scivolasse nello scritto, sorretta dalla stessa pulsante ispirazione. Leggere queste pagine è un'esperienza emozionante: è Martinez, l'uomo e l' artista, che si mette a nudo e non pone barriere tra sè e il lettore, nessuna separazione, neppure un velo. Scrive per sfogare stati d' animo, i più diversi, con la necessità di chi non trattiene la penna e butta giù tempeste di parole. Ma scrive anche perche si aspetta che altri leggano ciò che ha scritto e non ha importanza il quando, l'importante è che accada.

"Gli scritti, da quando furono composti, non li ho più letti, nemmeno per curiosità. Alla mia morte, forse qualcuno li leggerà e Ii commenterà con un senso di compatimento." (Martinez 1940)

Non è stato semplice stabilire un criterio in base al quale dare un ordine ai fogli presi in esame e renderne quindi più agevole la lettura. Dividerli per argomenti? Seguire un nesso logico che potesse legare in qualche modo l'uno all'altro? E' sembrato più opportuno cercare una sequenza cronologica, anche se non è facile capire con esattezza quale sia la successione precisa, dal momento che solo su pochi fogli si trova la data scritta per intero e sulla maggior parte di essi compare solo l'anno. Ma seguendo vari indizi, analizzando la qualità della carta, la grafia, lo spessore del segno, la pressione del pennino, si è arrivati ad un compromesso possibile, nella successione dei fogli che, ovviamente, non ha alcuna pretesa di rappresentare un dato definitivo, anzi perfezionabile qualora si acquisissero nuove informazioni. Proseguendo in questo lavoro di analisi, ci si è chiesti ad un certo punto, cosa fosse più importante: mettere in evidenza lo scritto più che il disegno o viceversa? Cosa avrebbe voluto Martinez, che si leggesse lo scritto trascurando il disegno, oppure considerare comunque questa importante quanto l'altro?
Non è facile dare risposta a queste domande, anche perché ogni foglio è un caso a sé.
E' vero che in alcuni casi lo scritto copre completamente il disegno, come se Martinez avesse usato il foglio solo come carta da scrivere, ma se queste fossero state le vere intenzioni dell'artista, egli avrebbe potuto benissimo utilizzare il retro del disegno, la facciata pulita del foglio. La scelta non sarà stata casuale: se il disegno rappresenta comunque la testimonianza del lavoro incessante svolto in provincia, lo scritto, anche se con data diversa, ne amplifica la forza. Troviamo fogli in cui lo scritto è rappresentato solo da poche righe ai margini, altri in cui Ie parole circondano il disegno, quasi ad incorniciarlo.

In alcuni casi, come abbiamo detto, lo scritto copre parzialmente il disegno, in altri lo nasconde del tutto.
Lo scritto può essere disposto nei modi pili diversi: sottosopra lungo il margine inferiore, sottosopra lungo il margine superiore, lungo i margini laterali nelle più varie posizioni e il più delle volte questo cambiamento di posizione coincide col variare dell' argomento. Così può succedere di leggere le cose più diverse scritte sullo stesso foglio, quasi sicuramente in momenti diversi, il più delle volte quando lo scritto è capovolto.

 

 

Scritti e disegni
 

1. Michelangelo, 1918

(Matita - cm 16,2 x 11,5)

(tagliato lungo il margine superiore)

 

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mi minacci col tuo sguardo truce? Forse ti ho offeso? Ma io nulla ho fatto ancora! ...
Quante cose tu mi dici! .
Forse che giro e rigiro alfine che tu sarai il mio  Maestro.

 

Nota: dove compaiono Ie xxx il foglio è tagliato.
Scritto non datato, capovolto rispetto al disegno. II foglio tagliato non ci permette di leggere per intero lo scritto, ma è evidente il riferimento a Michelangelo, quindi al soggetto del disegno stesso. Nella parola "Michelangelo" in basso non e riconoscibile la grafia dell'artist
a.

 

2. Carducci, 1918/19 (con retro)

 (China - cm 30 x 22)

... - E I' eroe d'Italia che veglia sulle Alpi della sua patria.-

Lo scritto, appuntato dall'artista lungo il margine superiore del foglio, è rappresentato da un breve pensiero che fa riferimento al soggetto del Disegno 1. Nello scritto a matita della seconda facciata, breve nota esplicativa del Disegno, non si riconosce la grafia di Martinez.

 

2 bis. Senza titolo, 1918/19

 

3. Senza titolo, 1919

(China - cm 30,8 x 23)

 

Com'e crudele l' esistenza a colui che è circondato da sventura.

Com'e triste la vita per chi medita e pensa che si deve morire.

Ma è vero che si muore? E' mai possibile?

Ma Davvero?

E come? ..

E' triste il nascere! Sventura la morte. Vi è un'altra vita dopa la morte: la vita dello spirito? Nulla, nulla, nulla!!! 1919

La vita, per chi l'analizza profondamente in tutta la sua intensità, è dolore, e sacrifizio.

Più dolore e sacrifizio e a colui, che, nato per un ideale, deve da solo, triste e solitario, circondato da terribili avversità, affrontare ostacoli e sacrifizi e disinganni ecc. ..

Che cosa è la vita? Un divertimento per i cattivi per gli imbroglioni, gli affaristi gli speculatori ecc. ..

Un dovere per i buoni ecc.

Come sono avari gli uomini!

 

 

4. Vecchia, 1919

(China - cm 31,6 x 22,7)


 L'artista è "veramente" grande non quando si esprime nell' arte da un solo aspetto della vita; o meglio: non quando coglie un solo aspetto, ma quando, invece, sa darci una visione completa di tutte Ie umane passioni: attraverso bellezze, misteri, pensieri; attraverso, insomma, l'indagine profonda della vita.
Bisogna che lo artista connaturi nel suo intimo tutto il cuore della umanità; bisogna essere di una profonda sensibilità, accoppiata ad occhio fine ed intuitivo, e nonché mano facile e ferma. Peccato che la vita e troppo breve!!! ...


Scritto capovolto rispetto al disegno, con cui sembra non avere alcuna relazione. Martinez descrive quelle che lui considera le doti principali del vero artista.
Con l'ultima esclamazione, lo scultore esprime tutta il sua rammarico nell' essere consapevole che la brevità della vita non permette all'artista di interpretare, attraverso le sue opere, "tutte le umane passioni".


 

5. Cristo, 1919 

(Matita - cm 31,8 x 23)


 O Cristo! La tua storia, la tua filosofia, la tua croce, sana Ie più grandi espressioni morali e umane; ma non ci credo! ... e come a tutto il resto prima e dopa di te. Ma ... quanto sei di aiuto, di fede, di conforto! Il popolo senza di te, si abbrutisce ed uccide ... se in una casa tu non regni, quella casa s'immorala o si corrompe; così una società così una città, così una nazione.
Così non ci credo, ma desidero che la donna e il popolo abbia la fede e la religione di Cristo; l'uomo grande o di genio, no.
- Condivido col Carducci ...
 
Scritto presumibilmente contemporaneo al disegna e in stretta relazione col soggetto dello stesso.
Come in altre occasioni, Martinez si rivolge direttamente a Cristo: mentre  lo invoca, ne nega l'esistenza e arriva a teorizzare la necessità della fede per "la donna e il popolo", non per l'uomo grande o di genio". Forse perche il genio deve sentirsi libero di non condividere, neppure con Dio, la propria facoltà creatrice, oppure perchè, per poter creare, sa di non poter avere certezze e dunque di dover vivere al limite dell'abisso.
II riferimento a Carducci è probabilmente dovuto all'anticlericalismo espresso sempre con fermezza dal poeta, pur conservando egli, come Martinez, un alto senso religioso della vita.
Questa ammirazione verso Carducci si concretizza in una serie di ritratti che Martinez dedica al poeta ..

 

 

6. Apostolo, 1918 

(China - cm 31, 7 x 22,7)


30 aprile 921. Sento la necessita di scrivere. Vivo in una confusione babelica. Non mi comprendo io stesso. Non mi contento mai e un momento non la penso come un altro momento. Sono un vero ... manicomio. Quando morrò lascerò ... un diluvio o un giudizio universale. Oggi la penso come Michelangelo, domani come Bistolfi; oggi come Rodin, domani come Troubeskai; oggi come Gemito, domani come Rosso! E' un vero manicomio o una confusione babelica? Amor mi muovono che tutti mi fanno parlare.
Dio dell' Arte perdonami di ogni cosa, perdonami di tutti i mali che ho arrecato lavorando (ma credimi, non I'ho fatto apposta). Ma perdonami principal modo d'aver ... profanato (?) il nome dei S.S. Michele, Leonardo, Augusto, Vincenzo, Paolo e Medardo e non so se di qualche altro.

Scritto capovolto rispetto al disegno. E' inusuale la data per intero, 30 aprile 921, e per giunta all'inizio dello scritto, come a sottolineare quel giorno in particolare, in cui Martinez si sente più che mai confuso e attratto ora da questo, ora da quell'altro artista. Sente che, seguendo ciascuno di loro, il suo modo di esprimersi può cambiare. E in fine chiede scusa ad ognuno come fossero santi profanati. (Leonardo Bistolfi, Augusto Rodin, Vincenzo Gemito, Paolo Troubeskoi, Medardo Rosso).

 

 

7. Studio (dal vero), 1918  (can retro)

(China - cm 31,8 x 22,5)


Non credete? Io vi dico che é proprio così. Daltronde cosa io posso farvi per convincervi? So che quello che vi dirò adesso vi sembrerà grossa davvero; un paradosso certamente. Ma pure é vero, come é vera la luce del sole. Del resto io non ho alcuna voglia di prendere in giro chicchessia. Ed ecco di che si tratta.
- Molta prima di qualche tempo a questa parte, spesso sognavo nella notte, dormendo ermeticamente, di trovare, come a tutti credo sia accaduto, in qualche sito o  a terra camminando, un portafoglio pieno di denaro, a mucchietti di monete, o altre tante belle cose. Ma nello svegliarmi a la notte stessa o la mattina mi trovavo proprio tale e quale mi ero coricato la sera avanti. Capitata I'amara delusione parecchie volte, non ci capitai più davvero, e sfidai, direi quasi, senza che io stesso me lo proponessi, il sogno ingannatore, e riuscii vittorioso! Quando, dopo, più avanti, per caso, sognavo Ie stesse cose, nel sonno stesso dicevo: - Ah, no; non la prendo (se si trattava di moneta) perche so di sognare, se la prendo, domattina, quando mi sveglio, non mi trovero nulla lo stesso! Una volta sognai, e non è molto, che un generoso signore mi offriva delle cose, non so che, di molto valore: ma così io risposi al signore, con grande rammarico, pur pensando, in quel momento, se era sicuro che sognavo: - Ma no, non Ie posso accettare! Questo é un sogno! Io sogno. E dormivo suI serio! Anche in altri sogni un pò dissimili, come quando sognavo o di volare dando un salto, o quando cadevo e non mi potevo alzare più. Però, spesso, accettavo o prendevo il denaro o altro trovandolo o offertomelo, o volavo e cadevo, ma con grande dubbio se sognavo ... Non so se questo fenomeno che io non so spiegare, sia ad altri accaduto. 921


Scritto in basso e capovolto rispetto al disegno con cui non ha alcuna relazione. E' la descrizione di un sogno ricorrente.
Girato il foglio, troviamo poche righe a matita che si riferiscono al disegno.


Una signorina che era stata con la famiglia non so in quale regione dell' Africa, pregai mi posasse vestita alla maniera di quei costumi: con un lenzuolo eccola qui disegnata, a penna, dal vero. In altro foglio e stata disegnata in piedi. 

 

8. Studio, 1918 

(China - cm 32 x 33)


Che cosa può mai significare, o meglio che intensità e vitalità può darci quell'opera (se opera nel vero significato si possa chiamare) meccanicamente condotta e arrivata con donnesca pazienza e che si Iimita a cercar la superficie di ciò che si copia - ma che non s'interpreta d' altronde l'essenza di essa - con quella stessa maniera direi quasi, dello studente dell' Accademia? L' Impressionismo poi (sempre scultoricamente parlando), di cui vediamo spesso più il capriccio che il vero trasporto per esso, quando non penetra a dar vita e sangue e capace con i suoi mezzi immediati di penetrare in fondo all' essere e presentarci sintetici i caratteri rivelatori di esso con Ie sue passioni, rimane un impressionismo da pasticceria: freddo, superficiale e tutt' al più ci darà una fresca impressione dal vero. E il nudo poi come si fa a impressionarlo? Non è mica un panneggiamento il nudo né un vestito né una cosa o oggetto qualsiasi. Almenochè poi non si voglia fare un nudo come un semplice manichino, schematico, senza vera struttura, senza anatomia ecc. Si può usare anche al nudo l'impressionismo ma questo deve differenziarsi di molto e usare un altro genere di impressionismo che si racchiude tutto a energia, forza, franchezza e foga. Un braccio ad esempio si può impressionare costruirlo bene e plasmato con grande sicurezza lasciando franca l'impronta digitale del tutto insieme e dei particolari.
Ho visto molti lavori e siccome questi sono di grandi dimensioni sono stati portati a termine con una puerilità di tecnica che mi ha fatto veramente sorridere pensando tanto più che sono usciti dalle mani di insigni e noti scultori con la presunzione di aver fatto opere d'arte. Si fa, perché altrimenti forse non sanno - molto uso della chiave e degli altri arnesi (plasticamente parlando, perché per me la fiamma dell' arte è la creta, il resto è sostituzione) mentre questi utensili dovrebbero adoperarsi là dove il dito non può lavorare e là dove non si riesce ad ottenere un effetto voluto col dito. E' necessario saper fare la testa anche senza mai toccar ferri. Tocco franco e risoluto e non bisogna mai spalmare la creta e accarezzarla troppo lungamente sino a toglierle la vita. Finire bene in tutti i più minuti particolari se si vuole, ma senza durezze e stentosità di ricerche. Gran bella cosa è il vedere la creta premuta nervosamente ed ogni pezzo sensibilizzato dal dito, e dove il dito è troppo meschino si faccia uso della palma della mano, se il lavoro è largo e che poi varia a seconda della tecnica o maniera che ti scegli per il tuo lavoro. La creta deve infiammarsi nelle mani dell' artefice e non bisogna né elaborare troppo il lavoro se I' elaborazione non ti viene qualche volta da necessità indispensabili come principalissima è quella interiore ma mantenendosi sempre vivo e fresco. Ma altrocché questo è indispensabile per I' opera d' arte chiuderla nella ritmia energica e stretta d' armonia come te la chiede I' opera stessa. II modello che ti posa deve essere di guida all' opera e non modello da riprodurre con scrupolosa verità e spesso troppo carnale. L'intuito è una grande cosa per l' artista e chi questo poi non possiede è costretto a fare cose più intenzionali che cose rispondenti alla realtà vera.
Io non comprendo, ma mi spiego, ... come si fa a fare la testa del pensatore, dell' attore, del poeta, del filosofo ecc. ecc. tutte le stesse di come si fa un semplice ritratto. Fare la stessa testa di colui che pensa non quella di colui che non pensa o con quella di colui che è in stato d' animo interiore o esteriore significa non possedere alcuna dote di vero ingegno e tanto meno di genio o non dico poi come tutto il corpo debba rispondere allo stato d'animo. Non vediamo forse noi spesso scolpito (e anche dipinto) un nudo qualsiasi con la testa reale e che per esprimere un certo stato d' animo ci si serve del mezzo più facile e insignificante: basta aggrottar le sopracciglia, un gesto palesemente cercato arditamente o che so io, e tutto è fatto. Non parlo quando si vogliono eternare poi personaggi!... Mi somigliano, se vestiti, a quegli uomini imbellettati e vestiti che si vedono nelle vetrine dei grandi negozi, e a certi attori di misere compagnie che si sforzano a farci vedere la verità del dolore o del rimorso o del pianto o della gioia ecc. ecc. 921

 

Lo scritto copre completamente il disegno, in cui l'artista ritrae se stesso in cinque pose e atteggiamenti diversi, Martinez polemizza con gli impressionisti. Particolarmente viva e carica di passione l'immagine, descritta dall'artista, dello scultore che modella la creta: "La creta deve infiammarsi nelle mani dell' artefice ... ".

 

 

9. Contadino, 1919 

(China - cm 31,2 x 33) 


Tutti i capricci spasmodici impressionisti o macchiaiolisti, futuristi o cubisti, sono espressioni, senza dubbio, io credo, della vera degenerazione dell' Arte, e la decadenza del tempo. Le due prime, invero, sono due teorie che permarranno sempre, ma che non hanno alcuna vera consistenza, perché se esse attraggono a prima vista scemano poi quanto più Ie si guardano e a poco a poco, finche, poi, discostatoci un momento, per bisogno d' altro, tutto e dimenticato. Tanto più se esse teorie sono applicate alla scultura. L'impressionismo però che ha forma e vita, in pittura, è importante. Le seconde poi sono  la negazione dell'arte e con essa non hanno nulla a che vedere. I futuristi nulla di nuovo ci fanno vedere, se non la presunzione della loro ignoranza e malafede, perchè dediti a questo genere di arte (con la lettera minuscola) per la loro inettitudine all' Arte vera, eterna, grande. Le loro possono essere delle teorie giuste ma che, quantunque non sono delle cose nuove che c' entrano con I'arte? Dove sta il nuovo? Che I'uomo cammina chi non lo vede? E chi non lo sa? Che c'entra la teoria scientifica e meccanica (facilmente apprendibili) con la bellezza estetica e lirica o drammatica e psicologica, dell'arte? Un ragazzo che abbia studiato un po' di queste teorie e un po' di disegno nell'lstituto Tecnico, potrà diventare, volendo, lo stesso anche lui un pittore futurista. Spalmate piatte di colore; incroci e spezzettamenti di linee e colori, alcuni accenni di cubi ed embrici ed altro; e occhi e nasi e piedi e mani  e corpi di Pinocchi o di pupazzi di marionette ecc. ecc. un bel titolo sotto; ad esempio: "stati d'animo" degli illusi, e il quadro è bell' e fatto. Magari se l' arte si limitasse solo a questo! ...
Che dietro una signora seduta c'e un cane, e che la signora seduta non ce lo fa vedere, se lo vogliamo sapere dobbiamo servirci o della letteratura o della scultura. Ma il cane non entra mica nelle gambe e nelle vesti della signora e nella sedia o altro; o viceversa né questi a quegli né gli oggetti e Ie cose d' attorno. E tanto meno i muscoli e tutti gli altri elementi che compongono l'uomo si incuneano l'uno dentro l'altro oppure scappano come se il nostro corpo fosse anche imbottito di molle. Ma se anche fosse così perchè fare dell'uomo un manichino o peggio ancora un'armatura, o più grave, un pupazzo di legno non simile da quello che possiamo acquistare dai giocolieri il giorno della Befana per i bimbi? E non e forse mille volte più artista chi ha costruito quel pupazzo che tutti i futuristi e cubisti? Almeno si vede che il costruttore o fabbricante di pupazzi non chiede pretenzioni di grandezza. E ancora non e più artista e di gran lunga il ragazzo che scarabocchia un pupazzetto qualsiasi? ... E poi il "futurismo" nasce per volere degli uomini? Forse il Cinquecento venne perche alcuni artisti, o meglio alcuni uomini, si misero d'accordo per fare ... il"secolo d'oro?"E quindi grandi ed insuperate ed insuperabili (?) cose? Codesto che vediamo strambalare da così detti futuristi (del tempo della pietra) è proprio il"Teatro della sorpresa", il"Tattalismo" degli indovinelli per adulti; la cuccagna sulle spalle del pubblico. Il"Futurismo" è, invero, una grande colonna di Bellezza nuova: una colonna formata cubi, cilindri, spirali, sfere, bottiglie ecc. ecc. di carta pesta, alla cui sommità, fidente e trionfante siede Pinocchio, con Ie scarpe sulle spalle, e guarda il"Chiaro di luna" come è chiara tutta I' arte futuristica. Sotto la base di questa colonna c'e la fontana del pubblico orinatoio per l'igiene e la nettezza dell'arte novella. Pinocchio intanto, con la sua imperturbabile alterizia, strambala ai quattro venti, in completa libertà e sempre nuove e più moderne teorie. Sotto il sedere gli si conficca una suga o un tubo di gomma che arriva ai castelli romani, per sborniarsi, Pinocchio, a dispetto del mondo che non I'ha capito, e di quello sporcaccione di scolaretto Raffaello, che si scervella tanto a copiare come tutti possono fare, e di quel pretenzioso di Michelangelo che si tormenta tanto a fare cose tanto comuni che pure gli imbecilli saprebbero fare. Però, bisogna dire il vero, codesti signori divertono  e si divertono. Ma ho notato una cosa: che non sono arrivati - come loro stessi dicono - alla perfezione, cioé a farci sorridere sul serio.
Tra pochi giorni io sarò a Roma. Ed ho deciso - giacchè ancora non sono nulla - di arrivare d'un tratto alla gloria: mi metterò d'accordo con un gruppo di studenti di fisica, di meccanica, di agrimensura e anche di Belle Arti che si annoiano a studiare I' arte passatista e con loro creerò una nuova arte. Bellezza! Già me l'immagino e sono in preda ed agitato per l'impazienza. Mi pento di non essermi fatto grande prima ... con questo genio che tengo! II programma lo compilerò in un momento quando mi troverò fra una zuffa tra fascisti e comunisti: al primo cazzotto che avrò ricevuto in un occhio, proprio in quel momento sapete come si vede bene la realtà delle cose! E con che bei colori! Un'esplosione di armonie accidentali si manifestano e l'artista viene colpito come .. .in un lampo! ... Che bellezza! ... Come è bella l'arte, così! La natura non è più come quella decrepita di ieri. Con un pugno nell'occhio e magari a tutti e due, tutto dovrà muoversi, agitarsi, scomporsi, e la nuova arte sorgerà e trionferà di sicuro! Che bellezza! Io mi proclamerò un genio perche lo sono! Perdio! I rimbambiti non capiranno certo nulla. Chi se ne frega? Ho con me il serraglio; Ie belve feroci che si ribellano sono i miei amici migliori; dormirò il giorno e veglierò la notte. Con la forza dei leoni e delle pantere e dei miei colleghi di genio, libererò tutti i creduti pazzi dai manicomi: I'aereoplano è la nostra macchina che ci condurrà di notte a Parigi. Mi spiace però che io, passato d'un tratto da cretino a genio, la mia arte passerà alla sommità dell'avanguardia; e i futuristi e i cubisti, di fronte alle mie nuove e vere e rivoluzionarie teorie, passeranno anche loro alla linea dei passatisti, e, tutt'al più, saranno miei parenti lontani se si avvicineranno alle mie teorie. Saranno miei cugini se una parte delle mie nuove teorie l'applicheranno anche loro. Saranno miei zii se aderiranno senza riserva. Miei fratelli se si associeranno. Cordialmente Gaetano Martinez, autore dell'arte strafutura (stavo per dire strafottente): 'L'Arte dall'occhio lampo"1921


N.B. Le iscrizioni degli aspiranti a genio si faranno al portiere Cazzotto,Via delle Cocotte 16, ultimo piano, ultimo numero. Le adesioni si inviano al nostro giornale "Fotti Tutti" o al "I Bastardi" piazza "Frutta erbaggi e legumi del Teatro della sorpresa"Per schiarimenti sugi: Cabalista, fermo in .... bocca.


Lo scritto copre completamente il disegno con cui non ha alcuna relazione. Martinez parla delle nuove correnti artistiche ed in particolare polemizza con i futuristi in modo pungente e sarcastica.

 

10. Studio, 1918 

(China - cm 31,8 x 23) )


L' Artista nell' Arte non dev' essere altro che un attore; cioè accessibile a tutte le più svariate e complesse interpretazioni di tutte le umane passioni; a seconda, naturalmente, del soggetto e dell'età che si vuol rappresentare. Sia essa donna, sia essa uomo; sia grande sia piccolo; vecchio o bambino; sia intelligente che ignorante ecc. ecc.; insomma l'artista, massimo lo scultore che non il pittore, dev'essere il protagonista di tutta quanta la umanità.
A tale interpretazione espressiva di fisiologia patologica, psicologica quello che si è più di tutto avvicinato di più a questa intensità intrinseca emotiva è certamente Leonardo da Vinci. E Michelangelo? L'emozione di Michelangelo è stata potentemente espressa nel corpo umano. La sua forza erculea è stata più architettonica, troppo incisiva di forza anche là dove sarebbe convenuto la calma, serena e soave armonia di ogni elemento e non il parossismo della sua esuberanza anatomica. Se questa è forza, meravigliosa e potente, non sempre essa è necessaria, e spesso nuoce. Del resto Michelangelo non poteva altrimenti perche le sue creazioni rispecchiano le sue facoltà interiori; la relazione fra Lui e la espressione di esse. Cosa avrebbe fatto Michelangelo alla Cena di Leonardo? Che Cristo e che mani di esso Cristo ecc. ecc.? L'Artista perciò dev'essere vario, multiforme e complesso in tutto e per tutto, capace di assimilare nel proprio io tutti gli intendimenti, espressioni e significazioni. Bisogna quindi essere dotato - cosa eccezionalissima - di profonda sensibilità ritmicata da vibrante trasformazione di cui, con raffinata indagine, si riesce a far soffrire e muovere ed agitare il soggetto. Personalità morbosa, al fine, in tutti i casi, intensi ed umili, esteriori ed interiori, sentimentali o passionali o tragici cui l'intuizione e l' eloquenza suggestiva della materia forma il vero, il grande artista. 1921

Così io intendo l' Arte; cosi  la sento e così la offro a piene mani ... Sarò forse un illuso? ..
N.B. E' facile che quanto ho scritto io sia in errore. In tutti i modi vedrò più tardi. Non bisogna mai fermarsi. L'uomo dev'essere sempre in continua evoluzione.
Ho avuto occasione di vedere un Cristo in marmo sulla Croce di un insigne scultore vivente. Lo dicono un maestro della forma - ma sarebbe meglio dire maestro della cute o dell'epidermide imbalsamata -. Non so se veramente ci dia almeno l'illusione di Cristo che dopo tanto soffrire fu crocifisso e la sua eternità è così ideale, così mistica da incarnare tutto l'umano dolore. II Cristo di cui parlo non è che un uomo qualsiasi: felice e contento di questo mondo, inchiodato sulla croce perchè forse in sua vita ha sempre mangiato pasta e fagioli? L'artista ha così interpretato il modello che gli ha posato, non il Cristo. Questo soggetto potrebbe meglio interpretarlo quel tale grande altro scultore che lo dicono, giustamente, lo scultore della morte. Questi però che farebbe in un soggetto in forte contrasto con questo? Innanzitutto manca a questo scultore la forza plastica, la bellezza di essa, manca la padronanza della forma - di quella forma, intendiamoci, - che si vede oltre la cute. Chiudo per mancanza di spazio col dire che siamo in piena decadenza.
Risorgerà la vera e grande arte quando sorgerà il vera genio. Forse è nato? ..
Questi schizzi e questi pensieri devono essere considerati come elementi documentari di quell'infelice periodo di provincia. Non li rileggo per non rattristirmi. C.M. 1940


Scritto posteriore rispetto al disegno can cui non ha alcuna relazione. Si tratta di considerazioni sull'arte e in particolare sulla figura e il compito dell'artista Martinez mette a confronto Michelangelo e Leonardo esaltando la forza dell'uno e la soavità dell'altro, sostenendo che l'artista deve saper essere interprete di tutte le "umane passioni".
Lungo il margine destro leggiamo poche righe a matita, datate 1940, in cui Martinez stesso ci fornisce la chiave di lettura per interpretare nel modo più giusto gli scritti che riguardano "quell'infelice periodo di provincia".
 

 

 

11. Senza titolo, 1918 

12. Senza titolo, 1919 

13. Studio, 1919 

14. Carrettiere, 1919 

15. Apostolo, 1919 

16.Contadino, 1919 

17.Contadino, 1919 

18.Contadino, 1919 

19.Studio, 1919 

20.Senza titolo, 1917

21.Senza titolo, 1921

22.Senza titolo, 1920

22bis.Studio

23.Senza titolo, 1921

24.Autoritratto, 1921

25.Senza titolo, 1921

25bis.Studio, 1921

26.Senza titolo, 1921

27.Studio, 1921

28.Senza titolo, 1921

29.Senza titolo, 1940

30.Contadino, 1941

31.Senza titolo, 1941

32.Senza titolo, 1941

33.Senza titolo, 1941

34.Senza titolo, 1941

34bis.Senza titolo, 1941

35.Senza titolo, 1941

36.Autoritratto, 1941

 

 

 

 

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Documentazione  GAETANO Martinez
 
archivio prof. Carlo Minafra
via Grassi 43 - 73013 Galatina (LE)

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